Escursioni in Natura
Questa sezione è dedicata a luoghi di interesse di varia natura e vuole fornire suggerimenti e spunti per escursioni e visite guidate.
Gli amanti del trekking e dell’hiking potranno avere numerose possibilità di piacevoli escursioni intorno a Ibla. La caratteristica orografica del territorio vede l’alternanza di profonde gole, dette “Cave”, che si frappongono fra gli altipiani e corrono verso il mare seguendo il corso di fiumi ormai per lo più a carattere torrentizio.
Fra le minori (ma non per questo meno interessanti), segnaliamo Cava Misericordia, Cava dei Servi, Scassale e Cava delle Povere Donne. Per escursioni guidate suggeriamo di rivolgersi ad associazioni specializzate quali il C.A.I., lo SpeloClub Ibleo, Legambiente e l’Associazione Kalura.
Per chi volesse invece dedicarsi a escursioni di carattere storico-culturale, suggeriamo di considerare visite al Castello di Donnafugata, agli scavi archeologici e al museo di Kamarina nonché alla grotta delle Trabacche e agli ipogei di Cisternazzi e Cava Celone. Per questi ultimi tre suggeriamo di contattare la Soprintendenza ai Beni Culturali di Ragusa. Per gli orari di apertura dei primi due occorre invece consultare il sito del Comune di Ragusa.
Di seguito invece dettagli su siti di maggiore interesse.
Escursioni in Natura
La Foce del fiume Irminio, un tempo corso d’acqua con discreta navigabilità, era citata da diversi storici come sicuro approdo per le navi. È accertata la presenza di una vicina stazione commerciale in epoca Greca. Tanto i Greci quanto i Fenici, i Cartaginesi, i Romani, i Bizantini e gli Arabi la utilizzarono come approdo ed emporio commerciale. Probabilmente proprio a questo si riferisce la toponomastica della vicina Contrada Maulli (dall’arabo Mahal , “ luogo di sosta”). Fu proprio risalendo il corso dell’Irminio che i primi coloni siculi giunsero ad insediarsi nei pressi di quella che oggi è la Vecchia Stazione di Ibla.
Oggi Riserva Naturale protetta dal corpo Forestale, l’area della Foce può essere facilmente raggiunta a piedi via spiaggia sia da Marina di Ragusa (attraversando contrada Maulli) che da Playa Grande (seguendo la spiaggia in direzione di Marina di Ragusa). Oppure è possibile parcheggiare il proprio mezzo presso il presidio del Corpo Forestale sulla Strada Statale 63 (tra Marina di Ragusa e Playa Grande), attraversare la Statale e imboccare i sentieri.
Si ricorda che per salvaguardare il prezioso ecosistema, non è consentito abbandonare i sentieri e avventurarsi nella macchia mediterranea, caratterizzata da un magnifico sistema dunale e retrodunale.
Fra le numerose specie botaniche si trovano le palme nane, il timo arbustivo, il lentisco, le tamerici, le ginestre, il finocchio marino e il ginepro coccolone, che qui assume proporzioni inconsuete trattandosi di piante per lo più secolari. Tra le sabbie si trovano poi l’eringio marino e il giglio di mare. Varie specie di volatili popolano l’alveo del fiume: gallinelle d’acqua, aironi, folaghe, nitticore, cavalieri d’Italia, falchi di palude ed altre. Sono presenti alcuni rettili come bisce, ramarri e il famoso colubro leopardino. Fra i mammiferi ricordiamo: conigli, donnole, volpi, qualche cinghiale e nutrie che nuotano in prossimità della foce.
Situata in provincia di Siracusa e raggiungibile sia dal paese di Ferla che da quello di Sortino, Pantalica è sia un luogo di rilevante interesse storico che un importantissimo sito naturalistico.
Le due profonde gole scavate dal fiume Anapo e dal suo affluente Calcinara formano infatti una vallata naturalmente difesa nella quale si insediarono fin dall’età del bronzo popolazioni Sicane che cercavano rifugio dalle scorrerie delle nuove ondate di popolazioni indoeuropee in arrivo sulle coste. Qui sorse così una città, probabilmente poi distrutta dai siracusani prima del 664 a.C. e della quale restano oggi pochissime tracce, fatta eccezione per l’incredibile numero di tombe scavate a costo di enorme fatica (la tecnologia del ferro non era ancora stata sviluppata) nelle scoscese pareti calcaree. Pantalica torna a vivere con i bizantini, i quali vi impiantano piccoli villaggi rupestri, e dopo una probabile frequentazione in periodo arabo normanno il sito viene completamente abbandonato fino all’inizio del ‘900.
A parte questo, il sito è un vero e proprio paradiso naturale in cui trovano riparo un enorme numero di specie rare e protette. Solo per citarne alcune, la Trota Fario, dal dorso costellato di punti bianchi, rossi e neri, ma anche la rara ed autoctona Macrostigma, la Trota Siciliana (presente in altre pochissime stazioni in Sicilia e che qui si può nutrire di gamberetti di fiume), il raro Colubro di Riccioli (un serpente noto nelle campagne dell’isola), varie specie di testuggini terrestri, l’aquila del Bonelli, l’Upupa, gatti selvatici, martore e rondoni.
Suggeriamo l’accesso al sito dal lato di Ferla, sia perché più semplice da raggiungere che per la migliore visuale delle necropoli e la possibilità di parcheggiare il mezzo in un piccolo piazzale al termine della Strada Regionale 11 (37°08’21.9″N 15°01’57.9″E).
Per maggiori informazioni visitare il sito http://www.pantalica.org/.
Situata tra i comuni di Ispica e di Modica, è una delle cave più lunghe della zona (circa 13 km) ed è un sito di interesse tanto storico quanto naturalistico. I primi insediamenti umani attestati nella zona risalgono al neolitico. Le grotte che costellano le pareti della cava sono state create dalla natura per fenomeni carsici ed in seguito modificate ed adattate dall’uomo. La Cava è dunque costellata di abitazioni trogloditiche, piccoli santuari e catacombe.
La Cava è accessibile dal lato di Modica a partire dall’Ufficio della Sovrintendenza. Da qui è possibile raggiungere alcuni punti di interesse quali la Tomba a Finti Pilastri, la Grotta dei Santi, la Chiesa di S. Nicola, la Larderia e Baravitalia mentre altri (ad esempio la Capraria e il Convento) sono disseminati altrove e sono difficilmente identificabili e raggiungibili. Per questo motivo si consiglia una visita guidata. La cava è anche accessibile dal Parco Forza a lspica, dal quale si possono visitare il Vignale di San Giovanni e la cappella di Santa Maria la Cava. Anche in questo caso si suggerisce una visita guidata.
Parco Forza è l’area d’insediamento più antico ed è frequentata fin dal neolitico. In epoca medievale, il pianoro che sovrasta la cava viene fortificato e diviene una vera e propria cittadella. Un’idea dell’importanza dell’insediamento può essere data dalle cifre: prima del sisma del 1693 circa 2000 persone vivevano nella cittadella e 5500 nelle cave.
Per informazioni contattare l’Ufficio Turistico Parco Forza Telefono +39 0932 951133 o la Soprintendenza ai Beni Culturali di Modica, Telefono +39 0932 771667
Monte Casasia è un’altura all’interno del bosco di Canalazzo nel territorio di Monterosso Almo. Attualmente l’area è inclusa in un vasto parco soggetto ad un fitto rimboschimento ad opera della forestale.
La cima del monte fu insediata da popolazioni indigene all’inizio dell’età del ferro e successivamente ospitò un villaggio greco. Il sito fu abbandonato nel V sec. e successivamente riabitato nel periodo alto-medievale per esigenze difensive. Negl’ultimi secoli le aree adiacenti sono state sfruttate per l’agricoltura e la pastorizia. Un gran numero di reperti sono stati recentemente restituiti dalla Soprintendenza di Ragusa al Comune di Monterosso Almo che ha allestito una mostra nei suoi locali. Per informazioni contattare il Comune di Monterosso Almo (0039 0932 970261)
Dalla cima si gode un eccezionale panorama sul lago Dirillo e sul lato orientale scorre il fiume Amerillo, al quale si può agevolmente accedere per percorrere un’antica via dei mulini.
La cima del monte è raggiungibile percorrendo la SP 99 in direzione delle coordinate GPS 37°06’41.4″N 14°42’26.6″E , lasciando l’auto laddove non è possibile proseguire se non a piedi. L’accesso al sito non presenta particolari difficoltà.
Il Lago Santa Rosalia si è formato in seguito allo sbarramento delle acque del Fiume Irminio in una cava naturale sui Monti Iblei. Nonostante l’origine artificiale, il contesto naturale è molto suggestivo in quanto circondato da colline interamente ricoperte da boschi.
Le sue sponde frastagliate e piene d’insenature sono luoghi ideali per poter esercitare la pesca a spinning in zone riparate dal vento (persico-trota, trota iridea, triotto e carpa). Per esercitare la pesca occorre però munirsi di regolare licenza governativa e del tesserino segna-catture per le trote (qualora se ne vogliano trattenere degli esemplari). Il limite di catture ammesso è limitato a 10 al giorno e non più di 30 alla settimana.
Tutto il paesaggio presenta scorci e panorami spettacolari, e il lago si colloca più o meno a metà strada tra le sorgenti di Monte Lauro e la Foce dell’Irminio.
Il lago è divenuto meta privilegiata di numerose specie di uccelli quali corvi imperiali, gheppi, nibbi, quaglie, tortore, cuculi, rigogoli, e upupe, nonché migratori che qui trovano cibo in abbondanza. Ad esempio, i pivieri tortolini dopo aver nidificato nelle tundre nordiche, fanno qui tappa nella loro migrazione verso l’Africa.
Lungo la riva è possibile osservare alcuni precedenti edifici rurali ora parzialmente sommersi dalle acque.
Il lago è facilmente raggiungibile da Ibla percorrendo per circa 15 km la Strada statale 194 in direzione Giarratana.